Si tratta di sviluppare una nuova cultura che si basi non solo sull'abilità tecnica dell'uomo, ma anche sulla sua saggezza; non solo sulla sua capacità di modificare la natura, ma anche su quella di comprenderla; che veda l'uomo non solo in grado di dare nuove qualità all'artificiale, ma anche di garantire la continuità di quel fragile substrato naturale su cui si basa tutto l'esistente e anche la sua stessa speranza di vita. (E.M.)

domenica 16 marzo 2014

connotare la tecnica

Apollo 13 è uno di quei film dove la tecnologia è protagonista. Invece di restare sullo sfondo, e rimanere un elemento di contorno e di contesto, occupa spesso il centro della scena attirando su di sè ogni attenzione. Il film rappresenta un tentativo, molto ben riuscito a mio parere, di raccontare la vicenda di una poco fortunata missione spaziale facendo emergere quella peculiare combinazione e commistione di aspetti tecnico-scientifici e aspetti psico-relazionali che caratterizza ogni impresa tecnologica o tecnoscientifica.

Il racconto di una qualunque azione pratica - come preparare una torta, progettare un'auto o come pilotare una nave spaziale danneggiata - non può essere affidato, meno che meno in un contesto formativo ed educativo, al solo linguaggio denotativo, il linguaggio cioè dell'obiettività e della impersonalità (vedi Nota 1). "Diamo molta importanza - ha affermato recentemente in proposito Richard Sennet - al linguaggio denotativo, un tipo di linguaggio procedurale che fornisce istruzioni precise, ma sovente esso non ci aiuta a passare dalle informazioni all’esecuzione dell’atto pratico. Un linguaggio più connotativo, immaginativo, invece, è più adatto a comunicare cosa significhi fare qualcosa."

L'impresa tecnologica e il sapere che presuppone e mobilita, ricco di innumerevoli implicazioni sociali, culturali, etiche, necessita per poter essere compresa e comunicata di una densa narrazione più che di una arida, sebbene precisa, spiegazione. Per dirla con Sennet "Il linguaggio denotativo non è sufficiente, bisogna individuare una maniera più attiva per comunicare."

Possiamo mettere alla prova queste considerazioni nella visione di un breve filmato realizzato da Unindustria Bologna qualche mese fa e intitolato "C'è un'Italia che corre da sola". Il video, i cui testi sono letti dalla voce di Giorgio Comaschi, "narra" del dinamismo e della competitività dell'impresa meccanica emiliana


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Nota 1 - "Com’è noto nella comunicazione umana si utilizzano due codici generali: quello numerico o digitale, che veicola il contenuto della comunicazione, e il codice analogico o simbolico, che veicola gli aspetti relazionali della comunicazione. Nei termini della linguistica il codice numerico corrisponde al piano denotativo del linguaggio, che denota, cioè, indica, il piano della precisione, il mondo del significato e dell’oggettività, mentre il codice simbolico corrisponde al piano connotativo, cioè a livelli di significato che oltrepassano l’oggettività, il linguaggio poetico o le metafore, per esempio"

da Bentivogli, Catani, Marmo, Morgagni, "Le competenze invisibili, formare le competenze che tutti cercano", Franco Angeli 2013 (http://www.francoangeli.it/Area_PDFDemo/488.41_demo.pdf)